domenica 30 agosto 2020

Paralipomeni: La Notte del Plenilunio

Andiamo ad aggiungere un altro tassello alla nostra Vita ed Opere del Giovane Paperone.


Da “La vittoriosa sconfitta diPaperinik”, Martina-DeVita, 1978, estrapoliamo questo episodio che, pur apparendo marginale e difficilmente collocabile nella nostra linea temporale, presenta comunque sufficiente aderenza allo spirito della nostra ricerca, e vi aggiunge dettagli, se non proprio importantissimi, comunque interessanti.


Il riferimento a “venti anni or sono” rispetto, collocherebbe questi eventi nel 1958, cioè al di fuori del periodo da noi preso in considerazione per le vicende del Giovane Paperone; d’altra parte, l’indicazione “navigavo nel mare delle Filippine, Oceano Pacifico” suggerisce un qualche collegamento con le vicende che abbiamo collocato attorno al 1933 – 1936 (vale a dire ulteriori venti/ venticinque anni prima), ovvero nel periodo in cui il giovane Paperone bazzicava quei mari, non disdegnando di dedicarsi al contrabbando e alla pirateria…










La storia, raccontata direttamente al Riccastro, appare già completa e conclusa nelle tavole che andiamo a estrapolare, aleggia una certa atmosfera di tabù violati e di vendette mistiche, non insolita nella nostra Saga…




Naturalmente, una volta di più le cattive azioni di Paperone non resteranno impunite, anche se ancora una volta la pena non sarà troppo grave, e non andrà oltre un grosso spavento.


domenica 23 agosto 2020

Un Lusky... per tutte le stagioni. Parte I

Secondo Inducks, la prima apparizione di Lusky, il famigerato segretario di Rockerduck, è del 1970, “Zio Paperone e il cibo degli Dei”, di Barosso-Scarpa (ma forse la sceneggiatura è di Cimino, o forse dello stesso Scarpa…), o forse in Zio Paperone e la magia gelatifera (Dalmasso-DeVita, 1973)... giusto?

Beh, FORSE no: già in precedenza gli sceneggiatori avevano affiancato a Rockerduck degli impiegati/ complici/ scagnozzi più o meno caratterizzati… ecco quindi il nostro “Lusky per tutte le stagioni”!


Per quanto riguarda il nostro Professore, il primissimo ad affiancare Rockerduck (anch’egli alla sua prima apparizione “martiniana”) è ancora un maggiordomo, dall’aspetto assai simile al barksiano (e paperoniano!) Firmino, che si chiama… Firmino! Zio Paperone e il domestico elettrodomestico, Martina-Perego, 1967

E che dire del “titolare” della storia, l’elettro-Domestico Giovacchino? 

Perfino l’autista di Paperone, in questa storia,  è prezzolato da Rockerduck…


MA entriamo nel vivo: la miglior candidata al titolo di… “Luska” in questa storia, sembra proprio questa gentil donzella di nome Domitilla, che svolge le attività di spionaggio e infiltrazione che in futuro saranno tipiche del segretario!

Insomma, pare proprio che sia stato il Professore ad avere l’idea di affiancare a Rockerduck un collaboratore (o più di uno), diverso dal "classico" maggiordomo, fin dalla prima storia in cui ha utilizzato il Pivello; e contraddicendo l’analogia con Battista, quest’ultimo non compare affatto nelle storie martiniane con “Lusky”: costui (o costoro) appare quindi piuttosto il contraltare di Paperino e nipoti, a comporre una posse rockerduckiana da contrapporre a quella dell’Avarastro. 

In “Zio Paperone e i merluzzi di Lakemerl”, Martina-Capitanio, 1968 (che, per inciso, ci risulta essere proprio la primissima storia in cui Rockerduck scommette di mangiarsi il cappello se…) il complice di Rockerduck è un corvaccio di nome Rongo, che ci ricorda parecchio Gancio il Dritto ma soprattutto lo Yanez / Javert di Giovan Battista Carpi… che, per la quadratura del cerchio, ricomparirà nel 1978 ne l'intrepido Paper-Tarzan, di Martina e –appunto- Carpi.


Ed ecco Cimbo, da Zio Paperone e il segreto di Villa Mistero, Martina-Scarpa/Gatto, 1968, che è un vero e proprio proto-Lusky, che offre a Rockerduck una fedeltà incondizionata e una assoluta condivisione di intenti… fino a condividere con lui il finale pasto a base di cappelli! 

Zio Paperone e il dollaro in più, Martina Chierchini, 1968. Qui gli scagnozzi di Rockerduck sono in due, ma sono anche così generici da farci dubitare dell’opportunità di assegnare il ruolo di Lusky a uno di loro…


Zio Paperone e la colossale calunnia, Martina-Carpi 1969. Questo impiegato di Rockerduck esordisce come assicuratore, ma poi seguirà il suo principale per (quasi) tutta l’avventura, prefigurando così lo schema luskiano.


A riprova delle potenzialità che Guido Martina vedeva in un “compare” di Rockerduck, ecco che un’anonima “spalla” fa la sua comparsa anche in ZioPaperone e il Tunnel sotto la Manica, Martina-Scarpa 1970


... e siamo appena agli inizi 

(segue)



domenica 16 agosto 2020

Un nipote e… tre Maggiordomi! parte I

Il Paperone di Martina ha alle sue dipendenze il canonico maggiordomo, ma... non è il Battista che ci aspetteremmo. In effetti, la sua fisionomia (e anche il suo nome!) varia parecchio nelle varie storie, rimanendo però sempre piuttosto lontana da quella oggi più diffusa e conosciuta

Se da un lato l’appellativo stesso di Battista (presumibilmente ripreso dalla Commedia dell’Arte, dove era il nome tipico del cameriere) con ogni evidenza  è dovuto (ancora una volta!) al nostro Professore (che lo usò per la prima volta in Paperino nel mare di Groenlandia, 1952), dall’altro il personaggio fu poi da Lui utilizzato (relativamente) poco, comparendo in circa 25 storie, a fronte delle oltre 400 in cui è presente Paperone.

Al di là della variazioni nell’aspetto fisico (sicuramente da attribuire piuttosto ai disegnatori che non allo sceneggiatore), nel mondo martiniano, il domestico di Paperone si chiama Battista, ma anche Firmino, talvolta Arcibaldo oppure Gerolamo, e spesso è anonimo (con buona pace di Inducks che gli attribuisce il nome Alberto, usato invece piuttosto dai Barosso).

E anche i suoi atteggiamenti non sono costanti: talvolta il nostro maggiordomo è coraggioso, talaltra pavido, talvolta affezionato e fedelissimo verso il principale, altre volte disonesto e perfido; anche il suo rapporto con Paperino è mutevole, talvolta si dimostra acrimonioso nei confronti del “signorino” e felice del fatto che Paperone gli ordini di trattarlo male (o, viceversa, scontento quando NON lo può fare); tutte constatazioni, insomma, che ci portano a supporre che ci si trovi di fronte a persone decisamente fra loro differenti.

Eccoli, come sempre in ordine cronologico di pubblicazione: 




Già nel 1952 arriva Battista (stranamente, su Inducks chiamato Alberto), da Paperino nel mare di Groenlandia, Martina-Perego... 

Questo Battista non somiglia per nulla al barksiano Edgerton (1947, che peraltro compare solo in Xmas on Bear Mountain), ne’ dei successivi effimeri maggiordomi di The Old Castle's Secret - 1948 e You Can't Guess – 1950; pare piuttosto ricordare (anche per la livrea che indossa) l’attempato (e più ricorrente) Firmino che esordisce in Seven Cities of Cibola, se non fosse che… quella storia è del 1954! A meno di ritrovare ulteriori precedenti attestazioni “originali” dell’attempato maggiordomo in livrea, è forte la tentazione di ipotizzare che (dal punto di vista grafico) QUESTO sia l’originale…


E si comincia col botto: in quella storia Zio Paperone ha per segretaria un'anziana papera (che fra l'altro somiglia assai alla sorella Elvira), molto prima della creazione di Miss Paperett ! (1961)

Ecco un sussiegoso anonimo maggiordomo, da Paperino e l’orologio parlante [Martina-Anzi, 1953]

Il corpulento maggiordomo,che abbiamo già visto col nome di Battista, e che sarà tipico di Perego [Paperino e la ghiacciaia ermetica, Martina-Perego, 1953; ancora una storia che precede l'esordio del barksiano Firmino!]

Ancora lo stesso pavido maggiordomo, da Paperino e le uova pasquali, Martina-Perego, 1954

Non particolarmente brillante, questo maggiordomo (che il sosia di Paperone appella “pancione”), da Paperino cow boy, Martina-Carpi/Chierchini, 1954

Ecco il gaudente e…  abbondante maggiordomo di Zio Paperone nemico del tempo [Martina-Perego, 1955]

Torna Battista… Paperino e la fonte miracolosa Martina-Carpi/Chierchini, 1955


Ancora Battista, fisicamente diverso, da Paperino e l’eredità indiana, Martina-Bottaro, 1955


(Segue)

martedì 11 agosto 2020

Epitome: la $toria in breve.

Facciamo un breve digressione,  per affidare al Blog amico il Bat Rifugio (che ringraziamo per la collaborazione) la pubblicazione del $unto della Vita ed Opere del Giovane Paperone (chi volesse approfondire,  trova naturalmente maggiori dettagli nei Capitoli di questo Blog).


Di seguito un riassunto della nostra $aga:

LA VERA STORIA DI PAPERON DE’ PAPERONI

Paperone nasce in Klondike nel 1897, durante la Corsa all’oro, da Paperone Senior e Oretta Paporetta; appena in età scolare, perde i genitori e verrà quindi cresciuto nella futura Paperopoli dalla nonna Gianna, detta Jenny delle Traversate, da cui apprenderà molti principi di vita che gli saranno utili in futuro. Dopo la morte della nonna, Paperone i guadagna da vivere come conduttore di diligenze (in società con tale Bill il Bullo, che purtroppo per lui finirà impiccato), e deve rintuzzare i primi assalti dei Bassotti. 

Scoperto a barare a poker, decide di cercare fortuna tornando nel natìo Klondike; durante il viaggio, salva da un linciaggio tale Tim la Galera, fornendogli un falso alibi.

Appena giunto nel Klondike incontra (e salva dall’annegamento) il coetaneo John Rockerduck (senior), che però diventerà ben presto suo acerrimo nemico, avendo tentato di sottrargli una promettente riva aurifera (che a sua volta Paperone aveva sottratto agli indiani, distruggendo per questo un sacro totem). Ottenuti i necessari finanziamenti dall’amico Trade Billy, Paperone inizia l’estrazione. Ancora minacciato dai Bassotti, Paperone si appropria della tuba magica (e della marsina) di un prestigiatore, che gli servirà per nascondere l’oro, e che diventerà una sua caratteristica distintiva. L’eleganza così acquisita gli varrà anche la nomina a sindaco.

Finalmente arricchitosi, Paperone torna a casa, dove lo aspetta il suo grande amore Rosie la Rossa, ballerina del Saloon della Tarantola. Ma lo attende una cocente delusione: Rosie non lo ha affatto aspettato, e si è sposata con un forestiero di passaggio.

Incattivito dalla delusione amorosa, Paperone inizia a comportarsi malissimo, infierendo su di un rivale scommettitore (Bobo l’Anguilla) e imbrogliando diversi suoi soci (in particolare Gian Piviere e Red il Rosso, quest’ultimo probabilmente imparentato con la stessa Rosie, abbandonato durante un assalto indiano).

Perduto l'amore della sua vita, a Paperone rimane solo il denaro; e infatti, egli si dedica con ferocia a conquistarlo, ma poi non lo utilizza, lo accumula e anzi spesso una volta appropriatosene lo abbandona dietro di sé, dedicandosi immediatamente a cercarne altro. Così raccoglierà (solo per passare immediatamente a cercare altro) petrolio in Oklahoma, oro in Dakota, eccetera. In Oklahoma rispolvera anche le sue abilità  di gambler, ma deve ben presto fuggire dalla città inseguito dalle pallottole di Pedro Sparalestos, una delle vittime dei suoi poker di cinque assi. 

In Dakota, Paperone inaspettatamente ... cerca moglie! Ma subito dopo abbandonerà la sua promessa, la bella Plunka, figlia del capo Sioux. Che non fosse altro che un tentativo di dimenticare Rosie?

Paperone si sposta in Africa, dove aggiunge al suo patrimonio le ricchezze del Transvaal, le piantagioni del Congo e chissà che altro … poi si sposta ancora, in Arabia, dove riesce a vendere a caro prezzo una… buca intrisa del petrolio della sua lampada, e compie una delle sue rare buone azioni, salvando da morte certa un viandante depredato dai predoni, Alì Mohammed Mansur Idris Abdussalam Ben Baruk Ibn Shaban Bu Bakir, che si rivelerà essere lo sceicco locale.

In Afghanistan, Paperone commercia in armi coi ribelli; in Bengala raccoglie smeraldi (e viene truffato da un sedicente fachiro); in Australia incontra uno dei suoi rarissimi amici, Ned Kelly, e si dedica alla ricerca degli opali e all’ammaestramento dei canguri.

Nel Pacifico sotto il falso nome di Salomon, il Nostro intraprende una fruttuosa carriera di contrabbandiere e pirata, fra Canton (dove abbandona in mare un altro dei suoi soci -Corsaro Mc Piffer, che peraltro voleva fare lo stesso a lui) e le isole Marianne, che si concluderà nei Caraibi con l’arresto del suo sodale Mancino il Guercio. Paperone, in fuga dalla legge e dai suoi ex compari, seppellisce la sua parte di bottino sulla Sierra Nevada. 

In Sudamerica, Paperone cerca petrolio in Venezuela e tenta la carriera di allevatore in Argentina; conosciuto lo scienziato Tangus Tangus, lo finanzia e collabora alle sue ricerche (che porteranno molti anni dopo alla creazione di una pianta che produce… dollari!).

Ritornato in USA, Paperone fa il cercatore d’oro in società con Tom il Calvo, che lo invierà con un trucco ad affrontare gli indiani ostili; grazie alla sua tuba magica, però Paperone non solo si salva ma si arricchisce ancora. In Arizona, già proprietario di fruttuose miniere, Paperone arrotonda i suoi guadadagni rubando il carbone delle locomotive, ma deve fuggire dall’assalto di Lefty il Mancino e i suoi Balordi (sicuramente ancora i Bassotti). In Nevada salva accidentalmente da un agguato tale Briko Laforge, che lo compensa donandogli la sua tuba, anche questa magica (consente di trovare l’oro) ma rubata agli indiani.

Dopo numerose altre imprecisate avventure, Paperone decide di ripercorrere i suoi stessi passi, recuperando via via i tesori che aveva guadagnato negli anni, e poi abbandonato sul posto per inseguire la sua frenesia di guadagno, e di rientrare a Paperopoli. Qui giunto, si presenta alla sorella Elvira (nonna Papera), le scrocca una cena e le ruba l’asinello Tiburzio, che userà per recuperare un altro dei suoi tesori nascosti negli anni passati, decapitando nell’occasione un altro totem indiano. 

Paperone compra e trasferisce a Paperopoli il castello scozzese dei suoi avi, arricchendolo anche oltremisura (pareti d’oro, finestre di diamanti…); ma il castello gli viene ben presto rubato, e Paperone incarica di recuperarlo il famosissimo detective Topolino, che a sua volta coinvolge Paperino, il quale si rivelerà essere proprio il nipote del derubato. 

Recuperato il prezioso castello, Paperone deve però fronteggiare gli assalti dei Bassotti, sempre più agguerriti; decide così di costruirsi una “enorme cassaforte”, su di un terreno di sua proprietà che intende liberare sfrattando senza pietà i suoi inquilini morosi. Ma i Bassotti lo derubano prima che abbia il tempo di farlo; recuperato il suo denaro grazie all’aiuto dei suoi ex inquilini, Paperone, in uno dei suoi rari momenti di generosità, decide di condonare i loro debiti e di costruire altrove il Deposito… il resto è Storia.

sabato 1 agosto 2020

In nome dei Bassotti!

Nel mondo Disney, i Bassotti sono sempre identificati con il numero di matricola, giusto? 176-176, 176-761, e via dicendo. 

Ebbene, questo non è (del tutto) vero nel mondo Disney martiniano (e, per la verità, anche in quello di altri autori, anche non italiani)… a parte i numeri, che variano spesso e volentieri, esistono storie in cui i Bassotti sono identificati da un nome proprio (talvolta un soprannome) che identifica proprio quello specifico Bassotto e quello soltanto. 

Anzitutto, in Paperino e l’oro del treno, Martina-Carpi/Chierchini, 1954 apprendiamo che non solo i Bassotti subiscono (talvolta, ma abbastanza spesso da sembrare “normale”) la condanna capitale… 
 …ma anche che Bassotti non necessariamente si nasce, ma si può pure diventare, anche se, stranamente, l’aspetto delle reclute è identico a quello dei veterani … 



Ed ecco… Gionni e Gianni Bassotti! da “Paperino a Botte o Risposte” di Michela Quilico-Martina_Perego, 1956 (quindi non propriamente martiniana, ma comunque sceneggiata dal Professore) 

I Bassotti di Paperino e la Montagna d’Oro (Martina-Perego, 1957) sono poi anonimi, ma il loro aspetto particolarissimo ci basta per inserirli in questa categoria… 

Anche se costui appare del tutto diverso dagli altri, la sua presenza attiva (e apparentemente data per scontata) fra i Bassotti e il numero che compare nel suo nome sono un buon indizio… Sirenio Quarantotto, da QQQ e il controtranello, Martina Bordini, 1967


In Paperino e il Natale natalizio (Martina-Gatto, 1958) compare, con tanto di avviso di taglia, tale Basso Bassotto… 

In Paperino presenta Il doppio mistero di Slim Magretto e la casa degli svedesi, Martina-Scarpa/Cavazzano, lo Slim il Magro del (quasi) titolo è appunto un Bassotto 

Infine, in Qui Quo Qua e il fuoco magico (Martina-Rebuffi, 1971), vediamo ancora degli Apprendisti Bassotti, non ancora abilitati a portare il Numero.

Esistono sicuramente altre storie –martiniane e non- in cui i Bassotti sono chiamati per nome… e sarà interessante scoprirle.