In questo capitolo abbiamo la conferma della sequenza dei primi spostamenti (almeno quelli più importanti e/o produttivi) di Paperone in cerca di fortuna, quasi un mantra: Klondyke – Oklahoma – Dakota…
Come ci racconta Paperone stesso (Zio Paperone e la sposa comprata, Martina-Lostaffa, 1977), si era recato a scavare l’oro
sulle colline nere del Dakota.
Ma ecco che “per misura prudenziale”, dice lui,
inaspettatamente… cerca moglie!
Il fidanzamento con la bella Plunka, figlia
del capo Sioux, sembra proprio essere quanto di meglio a cui Paperone possa aspirare… Ma noi potremmo anche supporre che, sotto sotto, ci fosse anche un tentativo
di dimenticare l’amata Rosie, che NON lo aspettava più a Golden City, Arizona.
Plunka si dimostra ricca di ogni pregio, e decisamente
fedele, generosa e obbediente.
Ma un brutto giorno Paperone esagera con le richieste…
... e ne
approfitta per allontanarsi e rompere la promessa di matrimonio.
A quanto pare, l’ordine di tacere fu dato a
Plunka in buona fede… ma è pur vero che Paperone aveva ormai raccolto l’oro
che voleva e, chissà… forse si era anche reso conto che nessuna avrebbe mai
potuto sostituire Rosie nel suo cuore?
Un’altra
storia martiniana (Zio Paperone e l'irascibile Farfalla d'oro,
Martina-LoStaffa, 1978) ci parla di un’altra promessa sposa indiana di Paperone:
L'ambientazione è molto simile a quella della storia precedente, tanto che le
storie possono quasi essere lette in sequenza; ovviamente, se vogliamo
proseguire nel nostro lavoro di costruzione di una possibile “Sagamartina”, gli
accompagnatori di Paperone non possono essere i nipoti. Ipotizziamo quindi che in
Dakota col giovane Paperone ci fosse anche John Rockerduck (senior,
naturalmente)
Farfalla
d'oro ha un caratterino assai più... pepato di quello di Plunka. La ragazza è
davvero tosta!
E infatti
Paperone alla fine la cede ben volentieri a Rockerduck (senior, come abbiamo
detto): ed ecco che, sempre nell’ottica della nostra ricostruzione/invenzione, abbiamo
trovato un'interessantissima candidata al ruolo di madre del nostro John
Davison.